ITALIANO E PRANDELLI, Due storie e due stili diversi
Che allenatori diversi, ma anche che uomini diversi. Diversi i tempi e le squadre. In primis quella di Cesare Prandelli, costruita da Corvino con le risorse dei fratelli Della Valle. La Fiorentina di Prandelli fu una squadra piena di qualità calcistica che, malgrado le difficoltà, come le penalizzazioni per Calciopoli, seppe conquistarsi sul campo i punti per restare in pianta stabile tra le prime del campionato e persino per qualificarsi alla Champions. Ed è proprio l’esperienza internazionale che si fa ricordare come la sua stagione migliore. Prandelli fu stimato ed amato dalla città che apprezzava oltre alle doti tecniche, l’empatia ed era orgogliosa di averlo per mister.
In Champions, si diceva, quella bella squadra sfoderò prestazioni memorabili sui campi più prestigiosi del continente, ad esempio Anfield, vittoria che fu la gemma incastonata sulla corona di un girone meraviglioso, ma proprio su uno di quei campi blasonati soccombette per un’ingiustizia che grida tuttora vendetta, il gol irregolare di Klose in fuorigioco di due metri convalidato dal famigerato arbitro norvegese Ovrebo.
Il sogno Champions tramontò, i proprietari si disamorarono del calcio e quell’epoca finì in archivio lasciandosi immancabilmente dietro scorie velenose.
Prandelli infatti, malgrado i risultati e il bel rapporto con la città, aveva già avuto più di un dissidio sia coi proprietari che coi loro dirigenti di fiducia Cognigni e Corvino. Insomma l’ epilogo non fu privo di polemiche. Prandelli fu frettolosamente spedito ad allenare la Nazionale, un’esperienza poco felice per lui che si concluse con l’eliminazione azzurra dal Mondiale 2014.
Nel cuore di Prandelli non mancavano i motivi di amarezza nei confronti dei proprietari e dei dirigenti viola. Eppure una volta chiuso il capitolo fiorentino egli scelse il silenzio evitando dichiarazioni pubbliche che screditassero i suoi ex sodali viola. Una scelta di stile e sensibilità, che mostra tutta la cifra umana e professionale di Cesare Prandelli, il quale vive tuttora a Firenze, sua città d’elezione, arrivando a ritornare sulla panchina gigliata quando fu chiamato dalla nuova proprietà. Il ritorno si chiuse infine con le dimissioni di Prandelli per motivi personali e con l’annuncio del ritiro. Anche dopo questo secondo addio, sebbene non causato da screzi, Prandelli, pur intervenendo sui media per parlare della sua amata Fiorentina come un qualunque tifoso, si è astenuto da critiche verso le scelte del club,confermando quindi il suo stile personale di gran signore.
Del tutto diversa è stata l’esperienza di Vincenzo Italiano in viola. Giunto dalla provinciale Spezia, Italiano ha vissuto in viola 3 anni intensi assieme alla nuova proprietà americana giunta in Toscana. Ha dato molto, ma anche ricevuto da parte di un club che pur sbagliando molto,ha iniettato nella squadra capitali poderosi. L’allenatore ha regalato uno spettacolo di buon livello, almeno in alcune partite. Ma schiavo delle sue rigide convinzioni calcistiche, pur raggiungendo ben tre finali le ha perdute tutte, mancando quindi l’appuntamento con la storia. E se col club non si ricordano scontri particolari, il rapporto col pubblico dello stadio ha vissuto momenti alti e bassi. Italiano ha poi scelto di cambiare andando a Bologna, ma non ha certo mantenuto il silenzio e l’aplomb.
Anzi, nell’occasione dell’incontro con la sua vecchia squadra, si è lasciato andare ad atteggiamenti discutibili che hanno cagionato più di una polemica. Nell’immediato e con uno strascico a distanza di tempo, è di oggi infatti la dichiarazione al vetriolo: Pradè?- ha detto il tecnico del Bologna- non l’ho risentito, mi ha fatto male’. E’ pur vero che anche il dirigente viola non l’aveva mandata a dire al suo ex allenatore dopo l’incontro col Bologna parlando di ‘ delusione’ ricevuta da parte sua. Comunque sia, anche a distanza di tempo, non si può dire che la separazione sia altrettanto silenziosa e raffinata come quella che ci fu a suo tempo, dopo una storia di ben altro calibro e valore, con Cesare Prandelli, la differenza è netta e si lascia apprezzare a favore del tecnico di Orzinuovi.