MONTOLIVO, CHI ERA COSTUI?

Chiariamo subito, non è un invito all'indifferenza. Né alla “diminutio” del valore - oggettivo - di Riccardo Montolivo. E andiamo oltre: secondo noi il Montolivo rossonero (inteso come rendimento) nella Fiorentina di oggi ci sarebbe stato pure bene. Magari al posto di un Aquilani, bravo, ma troppo discontinuo. Detto questo, domenica ognuno faccia come vuole. E del resto, chi siamo noi per dire ai tifosi come accogliere il transfuga di Caravaggio? E ancora, come potremo non riconoscere al giocatore un ruolo da titolare nella nazionale di Prandelli, due stagioni da capitano nella Fiorentina, l'attuale leadership nel centrocampo del Milan? Frullate il tutto e vedrete che il risultato è di assoluta qualità. E allora perchè il ricorso alla celeberrima frase di Don Abbondio (pronunciata “su quel ramo del lago di Como”) non lontano dalla patria bergamasca di Riccardino?
DAGLI A MONTOLIVO - Andiamo con ordine. Cominciamo col dire che sta già montando (quasi esplodendo) la “bambola” Montolivo in previsione di Fiorentina-Milan del 7 aprile. Le avvisaglie c'erano da giorni e giorni, l'ostacolo (piccolo, seppur doloroso a posteriori) era costituito dalla trasferta di Cagliari, superato il quale si poteva lanciare il “dagli al traditore”. O per restare in tema... “dagli all'untore”. Eh già, perchè come i protagonisti di manzoniana memoria (gli untori) anche Montolivo tutta questa colpa forse non ce l'avrebbe. Ma questo afferisce alla sfera soggettiva. Quello che vogliamo dire è che il personaggio Montolivo, il calciatore Riccardo Montolivo, non merita tutta questa attenzione. Non giustifica il distrarsi, il perdere di vista l'obiettivo che impone l'agone domenicale: sostenere, incitare la Fiorentina. In parole povere, Firenze non si deve “sprecare” per Riccardo Montolivo.
CHI ERA COSTUI? Tanto più che il “nostro” non è Roberto Baggio, non è Nicola Berti. E non è neppure Gabriel Batistuta. Citiamo i tre casi più recenti di giocatori-traditori che hanno pagato il dazio della contestazione. Ricordiamo brevemente le loro colpe: Baggio e Berti avevano promesso amore eterno a Firenze, giurato e spergiurato fino al giorno prima che non sarebbero andati a Juventus ed Inter. Ed invece 24 ore dopo... Batistuta fu fischiato più per paura che per altro, ma anche lui al momento dell'addio non degnò la Fiesole di un pensiero, una parola. Eppure tutti e tre avevano scavato un solco nel cuore di Firenze: i primi due, virgulti recisi agli albori di una luminosa carriera. Da lì il dolore, da lì il grande rimpianto. Il terzo sanciva la fine di un'epoca, allo stesso tempo l'inizio del dramma. In molti fingevano, tutti sapevano. Montolivo ha scavato, ha sancito alcunche'? Insomma, chi era costui per “meritare” l'odio di Firenze? O forse si vogliono considerare i 19 gol (!) in 258 partite ufficiali realizzati nei sette anni fiorentini? Piuttosto la grande partita giocata contro Gerrard il 29 settembre 2009? Aspetta ci sono, la doppietta decisiva col Novara dello scorso campionato... E poi? “Monto” ci scuserà, ma non ci sovviene altro. L'invito che facciamo è di pensare a noi stessi, all'orgoglio di essere fiorentini, alla fortuna toccata a Montolivo di aver vestito i colori dell'iris, i colori di Firenze. Tutto il resto, come cantava qualcuno... è noia.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 2/07 del 30/01/2007
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