RITORNO AL PASSATO, IN ATTESA DI REBIC...
C'era una volta la difesa a quattro, dogma di Prandelli, scelta (coraggiosa) di Montella da quel famoso Fiorentina-Inter 4-1 del 17 febbraio 2013. Prima e dopo sempre difesa a tre, vista la penuria di difensori centrali (oggi a maggior ragione con l'infortunio di Hegazy) e l'abbondanza di esterni. Da domani si torna all'antico, con Pasqual restituito all'antico ruolo di terzino, e l'unico dubbio se sarà 4-3-3 oppure 4-3-1-2. Andiamo avanti. C'era una volta il "falso nueve", ovvero il trequartista alla Totti che si trasforma in attaccante di movimento che non offre punti di riferimento. Proseguendo con gli esempi: Messi del Barcellona (ma anche Iniesta, Fabregas), Mandzukic del Bayern, il recente Jovetic... A volte anche Ljajic. Da domani si torna all'antico, con Giuseppe Rossi unica punta magari assistito da Iakovenko e Joaquin nel 4-3-3. Pepito affiancato da Iakovenko e assistito da Borja Valero nel 4-3-1-2. Eh già (apriamo una parentesi) perchè in coppa, stante la presenza di Pizarro, il buon Borja può essere tolto all'alveo naturale del centrocampo ed avanzato tra le linee. Come nella recente, e trionfante, trasferta di Genova. Discorso diverso in campionato dove la squalifica del "Pek" obbligherà lo spagnolo ad arretrare favorendo il 4-3-3. C'era una volta, infine, il possesso palla, il tiki-taka, una Fiorentina veloce e guizzante che spingeva la curva ad intonare cori tipo... "Il pallone è quello giallo". Va detto, possesso palla a volte fine a se stesso, improduttivo (è vero, la Fiorentina l'anno scorso ha realizzato 70 gol, ma non è riuscita a sbloccare partite fondamentali tipo Pescara in casa) e per questo è stato preso un bomber come Mario Gomez. Altrettanto vero che tra Gomez e la Fiorentina andrà trovata una sintesi tra spettacolo e praticità, e Montella ci sta lavorando. Ma in attesa del ritorno di SuperMario l'augurio è che i viola facciano di necessità virtù, ritrovando un pò di fluidità di manovra propria della stagione scorsa. Ecco perchè titoliamo ritorno al passato, perchè il destino, la sfortuna ci priva del giocatore più importante nel momento più delicato. E per questo Montella dovrà fare affidamento su schemi e meccanismi che sembravano abbandonati. Auguri.
NON CI RESTA CHE REBIC - Questo per quanto riguarda la partita contro il Paços Ferreira. Quattro giorni dopo il calendario propone la trasferta di Bergamo, ed è tutta un'altra storia. Il motivo è semplice: siamo in campionato, non ci sono liste Uefa da rispettare, e Montella si trova a gestire due giocatori in più: Juan Manuel Vargas ed Ante Rebic. Apparentemente gli opposti che si attraggono: il peruviano che sembrava ormai aver dato tutto (in verità poco, per le sue possibilità), non chiedere più niente alla propria carriera, il croato che deve farsi conoscere, deve "bucare" l'occhio di Montella e dei tifosi, al contrario ha tutto da dare e da chiedere alla carriera stessa. Montella potrebbe sorprendere tutti lanciando (e rilanciando) entrambi. Facciamo un pò di conti e restiamo sul 4-3-1-2: Pasqual sempre terzino, Vargas che sale esterno di sinistra, lasciando Borja trequartista. In avanti Rossi e Rebic. Andiamo sul 4-3-3: Borja torna a centrocampo e Vargas sale esterno d'attacco. A destra Joaquin, ovviamente Cuadrado quando rientra, chissà... Ilicic in un ruolo alla Robben: lo sloveno parte da destra per accentrarsi e tirare col sinistro. Punta centrale sempre Rossi, in alternativa Rebic. Qualcuno può dire: Rebic a 19 anni non può reggere l'urto della serie A. Vero, verissimo. Altrettanto vero che Giuseppe Rossi viene da due anni d'inattività e non può giocarle tutte. A quel punto Rebic può essere utilissimo a partita in corso, oppure (chessò...) fare il suo esordio da titolare lunedì 30 settembre nel posticipo casalingo contro il Parma. Ovviamente sono supposizioni, farà testo il comportamento del giovane croato durante gli allenamenti. Non abbiamo citato volutamente Iakovenko perchè ci pare ancora indietro, e comunque non una punta che possa affiancare Rossi piuttosto che Rebic. Insomma, Montella è teso, concentrato, l'aeroplanino è chiamato al primo, vero, esame di maturità da quando è a Firenze. Gli viene in aiuto l'entusiasmo della piazza, il sostegno della società, l'acume tattico e la furbizia della quale dispone. Mancano due elementi... gli arbitri e la fortuna. La speranza è che di Cagliari e De Marco ce ne sia uno solo.