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Bene da "underdog", male quando c'è da dominare: Pongracic ha scoperchiato il vaso di Pandora

Bene da "underdog", male quando c'è da dominare: Pongracic ha scoperchiato il vaso di PandoraFirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca 2025
lunedì 17 febbraio 2025, 13:00Copertina
di Andrea Giannattasio

Non ci sono state, nel post gara di ieri, solo le stoccate di Daniele Pradè che hanno evidenziato come quello che troppo spesso di recente sta riguardando la Fiorentina, oltre che di atteggiamento, sia un problema di gioco. Anche Marin Pongracic - a sorpresa - ha sollevato in modo più che trasparente quello che è un difetto che i viola hanno palesato in alcune fasi della stagione (compreso ieri), ovvero la difficoltà a macinare e a imporre il proprio gioco quando davanti a sé si trovano squadre chiuse, che obbligano la formazione di Palladino a esporsi: "Quando siamo in "underdog" (ovvero "sfavoriti", ndr) è più facile per noi giocare perché siamo bravi a far emergere le nostre qualità in contropiede. Soffriamo invece quando dobbiamo imporre il gioco e fare la partita" l'ammissione del croato, che ha di fatto scoperchiato il vaso di Pandora.

Big o piccole: stessi numeri
Un aspetto che se da un lato è stato per certi aspetti anche il punto di forza di Palladino (le vittorie su Milan, Roma, Lazio ed Inter non sono certo arrivate casualmente), dall'altro è stato troppo frequentemente il limite di una formazione che al cospetto delle ultime in classifica ha evidenziato più di qualche lacuna. Il conto della serva è presto servito: dal Como in giù, nelle gare che la Fiorentina ha disputato contro le ultime otto in graduatoria, su 30 punti disponibili i viola ne hanno portati a casa appena 16, ovvero poco più della metà (con un bilancio di 16 gol fatti e 8 subiti). Paradossalmente, contro le prime nove in classifica - tolti ovviamente Ranieri e soci e dunque contando anche in questo caso otto formazioni - sono arrivati gli stessi identici numeri: su 30 lunghezze in palio, ne sono state conquistate esattamente 16 (con peraltro un rendimento offensivo migliore, ovvero 19 reti realizzate).
        
Di rimessa? Anche basta...
Ecco perché l'aggettivo "schizofrenico" è forse quello che più si addice alla Fiorentina attuale. Una squadra in grado di fare spesso la voce grossa nei big match ma ancora incapace di mostrare una identità convincente quando c'è da fare il salto di qualità. Quasi come se la mentalità della squadra fosse quella di un gruppo che deve lottare per la salvezza, piuttosto che per obiettivi prestigiosi. E se fino a poco fa ci poteva essere la scusante che la rosa allestita in estate non era stata del tutto "sgravata" da quegli elementi ormai fuori dal progetto (Biraghi, Kouame, Ikoné per citare solo alcune pedine), adesso col mercato di potenziamento che è stato portato a termine a gennaio è lecito attendersi qualcosa in più. Specie sul piano della manovra. E' impensabile, del resto, che la Fiorentina possa accontentarsi di giocare "di rimessa" con in campo giocatori del calibro di Fagioli e Zaniolo, anche quando è assente - come ieri - il capocannoniere della squadra. E su questo l'allenatore, che con coraggio ieri si è preso le sue responsabilità, è chiamato a trovare la chiave migliore.