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Divisivo ma sempre in prima linea: Joe Barone e un lungo anno di vuoti

Divisivo ma sempre in prima linea: Joe Barone e un lungo anno di vuotiFirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca 2024 @fdlcom
Oggi alle 10:00Copertina
di Andrea Giannattasio

La sensazione più comune che si respira ogni giorno varcando le soglie del Viola Park è ancora quella di un grande vuoto. Di un'assenza rumorosa, ingombrante. Quasi impossibile da colmare. Del resto questo era Joe Barone: una figura forte, divisiva (quanti hanno litigato con lui, che faceva di tutto pur di difendere la Fiorentina!) ma sempre e comunque presente, nel bene e nel male. Ecco perché oggi, a un anno esatto dalla scomparsa del dirigente viola, il sentimento più diffuso a tutti i piani della Fiorentina - dai vertici all'ultimo dei dipendenti del club - è proprio quello della solitudine.

Lo si leggeva bene lunedì negli occhi di tutti gli attuali dirigenti, quando nella cappella Santa Caterina è andata in scena la messa in suffragio di Barone. Ma lo si è capito bene soprattutto dalle parole strazianti dei componenti della famiglia di Joe, arrivata a Firenze per ricordare una figura che ha segnato indissolubilmente le ultime cinque stagioni della storia della Fiorentina. Se il Viola Park oggi è una realtà, se la società viola - dopo anni di presenza silenziosa - è tornata ad avere un ruolo di leadership in Lega, se la squadra è riuscita a centrare tre finali come non accadeva da mezzo secolo, parte del merito va anche ascritto all'operato del dirigente di Pozzallo.

Per cinque anni, del resto, Joe Barone è stato il simbolo di un’idea di calcio che andava oltre il semplice risultato sportivo. E' stato il custode dei sogni, la persona che ha lavorato silenziosamente dietro le quinte per ricostruire un legame forte tra la Fiorentina e la città che si era disintegrato dopo diciassette anni di gestione Della Valle. Un legame che oggi, a un anno dalla sua morte, è più vivo che mai, come confermato dal modo in cui la Curva Fiesole ha voluto ricordare il dirigente domenica nel match contro la Juve e di come Mandragora ha scelto di festeggiare il suo gol, mandando un'ideale abbraccio alla famiglia di Joe. Che ha lasciato un’eredità che non si misura in trofei, ma in qualcosa che va oltre il tempo.

Un’eredità fatta di valori, di passione per il calcio e per la vita. Di un amore sincero per Firenze e per la sua squadra. Ciao, Joe.