Una conferma obbligata nel silenzio. Per Palladino fiducia a tempo tra Lecce e Atene: le conseguenze della scelta di affidarsi a un tecnico giovane
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Sotto un cielo plumbeo la Fiorentina riprende il suo cammino, all’orizzonte (tutt’altro che lontano) il Lecce di Giampaolo reduce dal k.o. interno con l’Udinese. Facce scure, e non potrebbe essere altrimenti, e un pensiero alle condizioni di Kean di ritorno in città ma non al Viola Park visto che le sue condizioni saranno monitorate giorno dopo giorno. Il day after del disastro di Verona comincia così, con la pioggia che fa da sfondo al ritorno in campo di squadra e tecnico.
Un allenatore sulla bocca di tutti
Logico che il nome di Palladino sia sulla bocca di tutti, altrettanto che – almeno stando alla pancia della piazza – per molti il suo tempo alla Fiorentina debba finire. Ma in casa viola non è questa la decisione maturata tra ieri e oggi, e anche se inevitabilmente a tempo la fiducia garantita nei confronti del tecnico è destinata a perdurare almeno fino a venerdì sera. Dalla Fiorentina d’altronde non filtra la volontà di dare una spallata alla guida tecnica, seppure ieri non sia mancata la (forte) delusione per il risultato finale e, ancora una volta, per un’assenza di gioco che non può non preoccupare. Sotto questo profilo c’è anche da capire la posizione del club, stretto dalla morsa di un calendario che ora si fa fitto e dalle difficoltà nel reperire un’alternativa spendibile che accetti di buon grado di entrare in corsa pur chiedendo (che si tratti di Tudor o Sarri) una programmazione futura come minimo biennale.
Un silenzio da tradurre
Di certo c’è che ieri al fischio finale solo le parole di Palladino, e di Cataldi, sono risuonate nel ventre del Bentegodi. Una scelta, quella della società, da leggere sotto un duplice aspetto: da un lato l’inevitabile riflessione che la dirigenza porta avanti per decidere il da farsi, dall’altro il bis a una conferma forse non troppo convinta ma comunque già arrivata qualche settimana fa, dopo il pari interno con il Torino. Già in quell’occasione, del resto, la Fiorentina aveva riferito, attraverso il suo dg Ferrari, il punto di vista di Commisso disposto a confermare Palladino, e in assenza di diverse comunicazioni non può che essere (ancora) questa la strada intrapresa. Avanti con quel giovane allenatore che i viola avevano scelto in estate, insomma, pur con la sensazione che molto se non tutto debba cambiare e migliorare, tanto più in ottica europea visto che dopo la sfida ai salentini sarà tempo di tornare in campo ad Atene per la Conference League.
Le conseguenze di una navigazione a vista che non cambia
Poi però c’è il futuro, quello che comincerà al termine di una stagione che solo tre mesi fa sembrava poter regalare tutt’altre sensazioni. E allora ci sarà (di nuovo) da interrogarsi su una navigazione a vista che anche quest’anno ha portato i viola a tracciare rotte non troppo distanti dalla costa, almeno considerando il passato (breve) del tecnico scelto per raccogliere l’eredità del ciclo triennale di Italiano. Perché poi se è lecito interrogarsi oggi su come e quanto Palladino saprà raddrizzare le cose da qui a fine stagione è già altrettanto legittimo domandarsi cosa realmente voglia fare la Fiorentina da grande, e se non sia il caso di rendersi conto che a guidare il gruppo del futuro serva un comandante come minimo più navigato e in grado di garantire una crescita più costante piuttosto che le montagne russe che anche in questa stagione stanno togliendo serenità a una squadra che ha ancora molto da giocarsi da qui al termine dell’annata.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 2/07 del 30/01/2007
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