UN ATTO DI CORAGGIO PER IL MERCATO: COSA CI ASPETTIAMO DOPO IL SEGNALE DI COMMISSO. LA SOLITA SUGGESTIONE BERARDI E QUELLO CHE SERVE DAVVERO

20.08.2024 12:53 di  Angelo Giorgetti   vedi letture
UN ATTO DI CORAGGIO PER IL MERCATO: COSA CI ASPETTIAMO DOPO IL SEGNALE DI COMMISSO. LA SOLITA SUGGESTIONE BERARDI E QUELLO CHE SERVE DAVVERO
FirenzeViola.it

Con tutto il rispetto per Puskas e l’Akademia FC che porta in giro il suo formidabile nome, insieme alla settimana della Conference (giovedì) è cominciata la volatona del mercato e allora siamo tutti concentrati su chi si compra, quando, come e perché. Sentimenti ancora vaghi intorno alla Fiorentina, promettente in attacco e corta negli altri reparti, tallonata dall’affetto di quattromila tifosi viola a Parma e dai calcoli che possono portar via Nico per rinforzarsi laddove i difetti sono evidenti. A Parma, Pongracic è uscito con il mal di testa e un’espulsione saettata negli scompensi di una difesa pascolante - come il resto della squadra - nello steccato della marcatura a uomo.  C’è ancora da lavorare, il mondo tattico viola si è capovolto rispetto a pochi mesi fa e le novità dovranno essere assorbite nel tempo. Il mercato chiuderà il 30 agosto e la speranza è che il piglio finale diventi seducente con un atto di coraggio della proprietà, un upgrade, una mossa che stupisca, qualcosa che ci faccia esclamare: il vento è cambiato davvero.

E il punto è proprio questo, cosa pensa il presidente Commisso? E’ disposto a rendere speciale la campagna estiva dopo aver chiesto scusa per come è stata condotta quella invernale? Perché pochi giorni fa è successa una cosa che, nella comunicazione del calcio, corrisponde a un linguaggio chiaro: il club ha fatto sapere che il proprietario ha stoppato la cessione di Gonzalez alla Juve, mica un dettaglio da poco, senza specificare però se il ‘no’ fosse una questione di principio oppure una circostanza legata alla formula del passaggio che circolava, un prestito oneroso con diritto di ricatto. Sarebbe diverso se Nico finisse all’Atalanta, che sta perdendo per ammutinamento alcuni dei suoi giocatori migliori e quindi potrebbe versare la cifra giusta per accontentare la Fiorentina, minimo 35 milioni in contanti?

Il filo invisibile che tiene insieme tutte le cose viola - cioè la volontà di Commisso - è riemerso da una lontananza fisica che resiste da parecchi mesi e perciò questa barriera virtuale alla Juve ha fatto notizia. Fra chi si augura il pugno di ferro del presidente (‘Gonzalez ha rinnovato fino al 2028, se vuole andare via si rassegni o andrà in tribuna’) e chi spera che la sua partenza possa finanziare almeno 3 acquisti che rinforzerebbero la rosa a centrocampo e in difesa, c’è di mezzo un mondo. L’unica certezza è che il giocatore vuole andarsene, ma questo non solleva il club dalle proprie responsabiltà in fatto di gestione e reinvestimento del capitale attraverso rinforzi che testimonino la sua capacità di movimento.

Alla Fiorentina ora serve principalmente coraggio per dimostrare la propria forza e chiudere il mercato con interventi di alta qualità, perché non ci sono altre strade. Vietati i compromessi. Abbiamo visto che in giro altri giocatori sono in grave conflitto con società che sembrano più strutturate e forti della Fiorentina (il Napoli con Osimhen, l’Atalanta con Lookman e Koopmeiners, mentre Chiesa è stato messo fuori rosa dalla Juve) e Commisso ha la grande opportunità di rilanciare con una chiusura di mercato che convinca tutti. La Fiorentina è a caccia di un difensore centrale di alta qualità e di un paio di centrocampisti, anche se ne basterebbe uno davvero forte se Richardson mostrasse subito di valere i 10 milioni che sono stati investiti. Il recupero sentimentale di Amrabat sembra contenere molti aspetti di fiction, senza contare che in quel ruolo Palladino gradirebbe interpreti forti in entrambe le fasi. Si è parlato anche di un ritorno di Arthur a Firenze, possibilità che non esalta proprio per le caratteristiche del gioco di Palladino - verticalità sempre o quasi, quando è possibile - mentre in attacco qualcuno rispolvera l’eterno ritorno di una suggestione, quella di Berardi. I problemi in realtà sono in altri reparti e poi Berardi quanto varrebbe dopo il grave infortunio? Il settore mezzepunte e attaccanti esterni riciclati in trequartisti è pieno zeppo, ci si chiede fra l’altro come sarà collocato Beltran che l’anno scorso, pur di giocare, si adattò a fare parecchi mestieri diversi dal proprio. Aspettando finalmente Gudmundsson, che ha un risentimento muscolare e potrebbe essere pronto per la partita contro l’Atalanta, i colpi che servono sembrano proprio altri.

Nel frattempo a Parma abbiamo visto una versione ingiudicabile della Fiorentina, un abbozzo della squadra che verrà, un surrogato di buone intenzioni che non ha trovato scorciatoie contro un’identità spiccata. Palladino sta cercando di disegnare una linea diversa dell’orizzonte, mica poco, tanto per cominciare infatti prima la squadra respirava, gestiva, attaccava e difendeva per reparti e ora si fonda soprattutto sui duelli individuali. In campo si intravedono principi di gioco più verticali, ma anche la ricerca delle coppie, come se la Fiorentina volesse mostrare la propria superiorità collettiva piegando artigianalmente e in modo individuale  l’avversario. Ma se nel primo tempo contro il Parma perdi 9 duelli su 11, il problema può diventare serio. Nella ripresa abbiamo visto riemergere il senso di squadra attraverso la voglia di recuperare, Palladino ci ha messo del suo sfruttando una panchina migliore di quella del Parma - nel frattempo finito in apnea - e Biraghi ha estratto uno dei suoi colpi migliori, la punizione che fa secchi i portieri. E’ andata bene alla Fiorentina, anche se si intravedono lumicini sul bordo della nuova strada pensata da Palladino. Consiglio non richiesto: più di una torcia per illuminare, servirebbe quella dose di coraggio che è mancata nell’ultimo mercato di gennaio.