FirenzeViola

Falso nueve, in tutti i sensi 

Falso nueve, in tutti i sensi FirenzeViola.it
© foto di www.imagephotoagency.it
martedì 18 febbraio 2025, 10:00Copertina
di Alessandro Di Nardo

Per descriverlo si potrebbe ribaltare una frase tipica dei colloqui insegnanti-genitori. Invece del ragazzo intelligente che non si applica. "Guardi, il suo numero nove si applica anche, ma proprio delle volte non ci arriva". Ci riferiamo a Lucas Beltran. Questo non per screditare il Qi calcistico di uno che ha dimostrato di avere anche qualche colpo nella faretra. Ma a diciotto mesi dal suo arrivo in Italia, i suoi limiti sono chiari, oggettivi, davanti agli occhi di tutti. Limiti fisici prima che di lettura del gioco, spiattellati tutti lì, in una botta sola, nel lunch match domenicale. Fiorentina-Como è stato un portfolio del peggior Beltran: quello sempre fuori-fase, "leggero" nell'accezione peggiore del termine, un peso piuma in mezzo ai supermassimi.

Nove di numero
E' questa l'impressione che dà spesso il nove argentino, che di nove ha solo il numero. E che per sopravvivere in Serie A ha dovuto evolversi in un ibrido tra trequartista e mezzala, un centrocampista di manovra che aveva entusiasmato per abnegazione tattica nelle recenti performance contro Inter e Lazio. Solo che se hai il nove sulla schiena ci si aspetta che, prima o poi, qualcosa tu debba compicciare in avanti. E invece il paradosso del "falso nueve" sta tutto lì, in un calciatore acquistato per fare l'attaccante e che invece risulta più utile in fase di non possesso, con rincorse generose a tutto campo, rispetto a quando la palla ce l'hanno i viola. Perché spalle alla porta evapora visto il mismatch fisico con quasi tutti gli avversari; quando si mette in visione dell'area avversaria invece dà il suo meglio, fin quando non c'è da tirare in porta.

Punto debole
Lì, quando c'è da concludere, esce fuori l'altro limite di Beltran, che in un girone abbondante di campionato ha tirato in porta solo sette volte. Gran parte dei problemi stanno nella costruzione a velocità slomo della conclusione, che spesso viene mangiata dal difendente o cancellata prima che l'argentino completi il caricamento. Dicevamo dei buoni colpi in faretra sì, ma l'impressione è che nel tempo che a Beltran serve per scoccare la freccia la preda si sia già volatilizzata. Deficit fisico e poca facilità di calcio, due qualità che si sposano male col numero che porta sulla schiena.

La sfida di Palladino
Il Vikingo rimarrà comunque un giocatore utile alla causa. A Raffaele Palladino il compito più difficile: servirà tutta la sua abilità relazionale nel non far afflosciare un calciatore che comunque ha chiuso lo scorso gennaio col premio di miglior giocatore del mese della rosa (votato dai tifosi), che è pur sempre il vicecapocannoniere in campionato della squadra (4 reti, due su rigore) e che rimane un investimento pesante da quasi 20 milioni. Il tecnico viola dovrà essere bravo soprattutto a leggere il Beltran che si troverà di fronte di settimana in settimana: perché quello nella versione "col sangue agli occhi", in grado di pressare anche i raccattapalle, è una molla emotiva che carica anche i compagni; quello in versione più normale, "non impossessato", come visto contro il Como o a Milano contro l'Inter, rischia di essere un calciatore difficilmente giustificabile nel contesto della Serie A.