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I peluche, l'Ingegnere, il Gran Derbi e un calcio tutto fantasia: viaggio nel mondo Betis

I peluche, l'Ingegnere, il Gran Derbi e un calcio tutto fantasia: viaggio nel mondo BetisFirenzeViola.it
© foto di Federico Titone
Oggi alle 11:00Copertina
di Ludovico Mauro

Dieci anni dopo, c’è di nuovo Siviglia tra la Fiorentina e una finale europea. Era la stagione 2014/15, in panchina sedeva Vincenzo Montella e i viola affrontavano i Rojiblancos di Unai Emery per un posto in finale di Europa League. A questo giro, la squadra di Palladino fa tappa nel capoluogo andaluso ma l’ultimo atto in palio è di Conference e l’avversario di turno è il Betis, sicuramente l’ostacolo più grosso trovato di fronte finora in tre anni nella terza coppa europea. Che andiamo a scoprire nel dettaglio.

La storia
Quelli del Betis - nome che deriva dalla traduzione latina del fiume che bagna Siviglia, il Guadalquivir - sono annali non ricchi di soddisfazioni. Nonostante sia un club di un certo prestigio, a Siviglia, sponda biancoverde, hanno festeggiato un solo campionato (quasi cent’anni fa) e tre Coppe di Spagna. Tanto che quella con la Fiorentina sarà la loro prima semifinale europea di sempre. Un bottino molto magro e condito da decenni di storia molto sbiaditi, come il periodo recente prima dell’avvento di Manuel Pellegrini sulla panchina. Una piazza che però vive una delle rivalità più accese di Spagna, nel Gran Derbi che disputa ogni anno contro il Siviglia, acerrimi rivali dei Verdiblancos, un popolo calcistico nutrito da una passione viscerale che trasmette puntualmente nella propria casa, il Benito Villamarin. Stadio da 60mila posti a sedere, intitolato al presidente del club a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta e che per il Betis si trasforma in una bolgia non indifferente. Ce lo ha ribadito personalmente anche Cristiano Piccini, ex viola passato anche dai sivigliani qualche anno fa.
L’amore che scorre tra i tifosi e il club è qualcosa di carnale e si mischia con iniziative che sconfinano il mondo del calcio, come la più famosa, quella dei peluche: ogni anno infatti, nell’ultima partita che il Betis gioca in casa prima del Natale, i suoi tifosi si recano allo stadio muniti di orsacchiotti, che lanciano tutti insieme sul terreno di gioco. Dopodiché, il personale preposto raccoglie l’ammontare dei giocattoli che verranno destinati ai bambini meno fortunati nel mondo, per far sì che anche loro possano ricevere un piccolo regalo nelle festività natalizie.

L’allenatore
Sta qui probabilmente il plus di cui godono gli andalusi rispetto alla Fiorentina. Mentre Palladino sta muovendo in questi anni i suoi primi passi da tecnico, Manuel Pellegrini risulta sicuramente l’arma in più a favore del Betis. Pluripremiato a livello nazionale (due campionati argentini, una Premier League e due Coppe di Lega inglesi i trofei maggiori), il curriculum con cui si presenta necessita di poche anticipazioni: River Plate, Real Madrid e Manchester City, tanto per citare le più prestigiose, sono state esperienze in cui l’Ingegnere - così soprannominato non solo per il suo calcio ma anche perché laureato proprio in ingegneria - ha arricchito il proprio bagaglio e messo il proprio credo calcistico a disposizione dei suoi giocatori, sempre ben schierati dall’allenatore cileno. Navigato professore di pallone, è stato anche l’artefice della rinascita del Betis, risollevato dopo anni di difficoltà. Tanto che l’ultima Copa del Rey vinta dagli spagnoli è arrivata proprio con Pellegrini, nel 2022. Il suo calcio fluido ha permesso spesso a grandi talenti del passato di esprimersi al meglio, lasciati liberi di svariare e di agire a piacimento sul terreno di gioco per sprigionare tutta la loro fantasia. È successo con Riquelme, Joaquin (ora dirigente negli andalusi), Isco e Pepito Rossi, il motivo per cui l’allenatore è già stato al Franchi il mese scorso, quando ha risposto anche a una domanda sul possibile incrocio con la Fiorentina in Conference.

La squadra
Attualmente sesto in Liga, il suo Betis è un 4-2-3-1 che si forgia di estro ed esperienza. C’è infatti un po’ di tutto nell’undici dei Verdiblancos, da un fenomeno come Isco (rivitalizzato dallo stesso Pellegrini) a un centravanti d’affidamento come Bakambu, passando per le geometrie e i muscoli in mezzo al campo di William Carvalho e Pablo Fornals. E ancora la brillantezza di Jesus Rodrigruez, il genio incompreso di Antony - letteralmente rimesso in piedi da Pellegrini, dopo il disastro al Manchester United -, l’esperienza difensiva di Diego Llorente (ex Roma, ma infortunato) e Bartra, cresciuto nel Barcellona dei campionissimi. Formazione europea, gioca un calcio veloce e votato all’attacco, elementi di uno schema sicuramente pericoloso ma che probabilmente lascerà diversi spazi da poter aggredire per la Fiorentina.