Il festival delle occasioni sprecate. Viola in difficoltà quando devono creare. Pongracic lo aveva detto poco tempo fa. Troppi i punti persi con le piccole. Champions no, Europa League possibile

Il festival delle occasioni sprecate. Viola in difficoltà quando devono creare. Pongracic lo aveva detto poco tempo fa. Troppi i punti persi con le piccole. Champions no, Europa League possibileFirenzeViola.it
Ieri alle 09:55L'editoriale
di Mario Tenerani

Ancora uno sparo a salve della Fiorentina, ancora con una squadra non esattamente grande. Siamo quasi alla fine della stagione per cui il caso c'entra poco o niente. E' un sistema mentale che è figlio di un abito di gioco. Che funziona - a tratti in modo formidabile -, quando i viola sono chiamati a giocare sull'avversario e ciò avviene solitamente con le big della serie A, ma naufraga quando le formazioni più deboli si chiudono. Perché i viola hanno evidenti difficoltà nel dettare l'agenda della gara, nel comandarla. Lo disse anche Pongracic qualche settimana fa: "Abbiamo difficoltà a creare gioco contro le piccole...". Parole amare, ma sincere, più che altro vere. Pronunciate da un nazionale croato con un curriculum robusto alle spalle. Aveva ragione l'ex del Lecce. Si vede che scarseggiano le idee e ci si affida agli episodi che spesso sono risolti da quel fenomeno di Kean. Ma poiché non è infallibile neanche Moise, quando il centravanti, seppur per questioni di centimetri, non trova il gol, il quadro si complica. Il Parma, rispetto ad altre compagini che lottano per salvarsi, gioca un calcio più propositivo, sorretto su buone trame. Certo, porta cinque difensori a protezione del portiere, provando a sbarrare ogni spiffero. Questo non gli ha permesso di non subire una caterva di reti, però ora è al quinto pari consecutivo. La cura Chivu funziona. Per la Fiorentina però rimane il grande rammarico di non aver bucato una retroguardia che ha preso 51 gol... 

Con queste modalità è dura risalire la corrente della classifica. Come quando facciamo un sogno nel quale proviamo a correre, ma si resta sempre piantati a terra. Questa è la sensazione che provoca la Fiorentina. 

Col Parma l'ennesima chance buttata al vento mentre le dirette concorrenti si scannano negli scontri diretti. 

Un primo tempo, quello viola, senza nemmeno un tiro in porta, quando il Parma al contrario ha avuto due occasioni e De Gea, sempre lui, ci ha messo una bella toppa. 

Nella ripresa la Fiorentina qualcosa ha fatto: tre possibilità per segnare. Non una vendemmia, sia chiaro. Quella di Kean, una punizione di Fagioli e un'incursione di Dodò, il migliore della Fiorentina insieme a De Gea, neutralizzata da Suzuki. Un bilancio magro. Anche i cambi operati da Citterio, su suggerimento di Palladino rinchiuso nello sky box causa squalifica, non hanno convinto del tutto. Gudmundsson aveva giocato una gara insufficiente, d'accordo, ma vale la pena toglierlo sempre dal campo? Non è un tipo da avere in canna potenzialmente un colpo decisivo? Anche la sostituzione, ormai diventata abitudine, di un centrale difensivo con un suo omologo, in assenza di ammonizioni e infortuni, suscita curiosità perché francamente in generale si vede di rado. Forse è dettata dalla volontà di avere nei finali di partita difensori sempre al massimo per evitare conseguenze sgradevoli. Ma ci sono situazioni, come quella di ieri ad esempio, in cui il pareggio non serve quasi a nulla. La Fiorentina non deve salvarsi, bensì viaggiare a 300 all'ora per recuperare quote di classifica e ha un solo obiettivo, vincere tutte le sfide da qui alla fine. Per tanto la componente rischio deve essere messa sul piatto della bilancia. 

I viola sono messi bene per accedere alla semifinale di Conference, giovedì il ritorno col Celje dopo l'1-2 in Slovenia. E sono dentro ancora alla volata per l'Europa League. Il saldo rimane positivo, ma il tempo si assottiglia. Mentre sarebbe consigliabile smettere di parlare di Champions anche perché la Juventus quarta ha 6 punti di vantaggio a 6 turni dal termine. E nel mezzo ci sono anche Bologna, Lazio e Roma. La Champions sarebbe stata forse più raggiungibile se i viola avessero giustiziato il Milan una settimana fa essendo in vantaggio 0-2 e se avessero battuto il Parma. In pochi giorni sono stati persi 4 punti e il Milan ora è di nuovo addosso alla Fiorentina (distaccato di appena 2 lunghezze). Se questo non è successo c'è solo una ragione: gli uomini di Palladino sono bravi, ma non sufficientemente pronti per azzannare la preda nell'attimo giusto. Manca qualcosa che si riferisce alla mentalità e allo sviluppo del gioco in determinati contesti. Manca un gradino decisivo da salire. 

Se prendiamo in esame le ultime 5 squadre della classifica, Parma, Lecce, Empoli, Venezia e Monza ci rendiamo conto del cammino della Fiorentina. Con gli emiliani fatti 2 punti su 6 disponibili; col Lecce meglio 6 su 6; con l'Empoli 1 su 3 (il ritorno si giocherà tra poco); col Venezia 1 su 3 (anche in questo caso ritorno da giocare); col Monza 1 punto su 6. Si può proseguire salendo la graduatoria: col Cagliari 3 su 3 (ritorno da giocare lunedì prossimo); col Verona 3 punti su 6; col Como 3 su 6; col Genoa 6 su 6; con l'Udinese zero su 3 (ritorno da giocare). Da qui non si scappa.