La festa a casa Adli e un gruppo mai così unito, anche con l'allenatore. Il patto-Conference adesso passa da De Gea. Ricorso viola: un mezzo sorriso (ma la Curva resta nel mirino)

La festa a casa Adli e un gruppo mai così unito, anche con l'allenatore. Il patto-Conference adesso passa da De Gea. Ricorso viola: un mezzo sorriso (ma la Curva resta nel mirino)
mercoledì 9 aprile 2025, 11:07L'editoriale
di Andrea Giannattasio

C’è un’immagine che più di altre in questi ultimi giorni ha attirato l’attenzione di tifosi e addetti ai lavori nel mondo viola. No, non è uno scatto relativo al 2-2 di San Siro di sabato, ma un’istantanea della festa che Yacine Adli ha dato a casa sua a pochi giorni dalla fine del Ramadan: un modo come un altro per celebrare la fine del digiuno per i giocatori di fede musulmana ma anche (e soprattutto) per fare gruppo e accrescere l’autostima in un momento quantomai delicato della stagione. A quel ricevimento sulle colline di Bagno a Ripoli c’erano proprio tutti, eleganti come non mai: compagni di squadra (con relative compagne e figli), staff tecnico e allenatore, con buona pace di chi per mesi ha portato avanti la tesi che lo spogliatoio fosse spaccato e che soprattutto Palladino fosse inviso a qualche elemento. Del resto basta affidarsi alla parole di una delle bocche della verità dello spogliatoio viola, ovvero Dodo, per averne la riprova: “Il mister non ha difetti, lui è un fenomeno” ha raccontato al Meazza il terzino brasiliano, arrivato in Nazionale grazie al lavoro che l’allenatore ha fatto su di lui (lo stesso, peraltro, che ha restituito alla Germania Gosens e che ha permesso a Comuzzo di farsi notare agli occhi di Spalletti).

Lo spogliatoio viola, dunque, è sano, unito. Compatto attorno al suo mister. E mai come stavolta ha deciso - come ben noto - di stabilire un patto da onorare fino al termine della stagione. Quale sia realmente nessuno ha il coraggio di dirlo anche se il sentore è che ad oggi la priorità del gruppo sia quella di arrivare in fondo alla Conference anche questa stagione e, stavolta, di vincerla. Si comincerà domani sera dall’andata dei quarti di finale contro il modestissimo Celje, squadra che nel ranking Uefa per club occupa il 125° posto (la Fiorentina, tanto per intendersi, è 36ª mentre il Panathinaikos da poco eliminato è 111°) e che nella fase campionato del torneo è arrivato 21° su trentasei squadre, qualificandosi ai playoff solo per una migliore differenza reti rispetto alle inseguitrici. Per la gara in Slovenia Palladino non sembra intenzionato a fare rotazioni eccessive: certo, rispetto all’undici che ha asfaltato la Juventus, ha battuto l’Atalanta e ha fatto tremare il Milan qualche correttivo ci sarà ma molti dei big partiranno dal 1’. Tra questi la sensazione è che tra i pali possa ancora una volta toccare a De Gea: l’ultima decisione verrà presa nella rifinitura di questa mattina ma il suggerimento che ci sentiamo di dare al tecnico è che se davvero la Conference ad oggi rappresenta una priorità per la Fiorentina non si può prescindere dall’unico vero fuoriclasse della rosa. Allo spagnolo, dunque, il compito di guidare la Viola a Breslavia.

Un cenno finale lo merita poi la buona notizia arrivata ieri dalla Corte sportiva d’appello della Figc, che ha parzialmente accolto il ricorso della Fiorentina dopo l’ammenda da 50mila euro comminata per lo “Juve m…a” realizzato sotto forma di coreografia nella gara con i bianconeri di qualche settimana fa (la multa è stata dimezzata ma la diffida alla curva Ferrovia è rimasta): il club viola e il suo pool di avvocati hanno lavorato pancia a terra (e bene) in questi giorni per portare in fondo tutte le loro ragioni - sono state fornite decine di casistiche analoghe non sanzionate - e hanno visto in parte riconosciuto il proprio impegno. Ma la sensazione è che da mesi il tifo organizzato viola sia finito nel mirino in seguito a qualche intemperanza di troppo che tuttavia è stata ingiustamente esacerbata: prova ne siano alcuni Daspo piovuti sulla testa di una serie ultras colpevoli di aver invaso una parte del settore ospiti a Como che in quel momento era preclusa ai tifosi per inagibilità. Mamma mia, lesa maestà! Dove andremo mai a finire? Qualcuno ha pensato ai bambini? (Cit.). Firenze è superiore, però. E guarda avanti.