L'ADDIO PIU' DIFFICILE DA ACCETTARE
Di Marco Conterio, per Firenzeviola.it
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Spegni la tv perché di quei finali di film struggenti non ne puoi più. Finisce un amore e le lacrime inondano i dialoghi, gli addii cancellano la trama e riaccendono negli occhi solo fiammate di spezzoni struggenti e lacrimevoli. Credi che sia finzione, che quella sia Hollywood. Pensi che il calcio sia un gioco, ventidue uomini in pantaloncini che rincorrono un pallone e poco più. Poi ti guardi allo specchio. Vedi che gli occhi lucidi ci sono davvero. Che addio è una parola che non avresti mai voluto dire. Che non credevi che un rapporto, vissuto così da lontano, così distante, avrebbe potuto trasformarsi in amore.
Salutare Cesare Prandelli non è mai stato così difficile. Così forte, così duro, così passionale. Perché, recitava una vecchia pubblicità, puoi cambiare auto, casa, fidanzata o addirittura moglie, ma mai la squadra del cuore. E quando questa è stata specchio, immagine e somiglianza di un uomo e di un sorriso, l'addio non è facile. E' una lama che trapassa il cuore, sono le parole che non vorresti mai dire e sentir dette. Invece Firenze lo sente. Lo sa. L'ultimo saluto, non concesso ma desiderato, è prossimo. Adios, Cesare Prandelli.
Centinaia di tifosi al Franchi ne sono il sintomo. Di un amore spezzato e nato anni addietro. Vivo anche oggi, quando il pugno di Prandelli batte sul suo cuore come se fosse il tuo, quando stringe una mano come fossero un milione. Vorresti dirgli mille cose ed invece ti trovi a cantare "Cesare, Cesare", senza capirne ma sapendone il perché. Perché un amore spezzato è giunto al suo culmine massimo. E' l'addio più difficile, il domani si chiama Mihajlovic, ma quella di Firenze è una storia che va al di là del calcio. Dello sport. Di come è inteso in piazze normali, almeno. Firenze, è speciale anche in questo. Amore. Saluti. Lacrime. Addii. Uno, in particolare. Quello a Prandelli. Quello più difficile da accettare e da buttar giù, occhi lucidi annessi.