UN COLPO ALL'ANIMA di Marco Conterio
Mi piacciono i tipi come Mourinho. Quelli che non la mandano a dire, che dipingono la propria vita di tratti netti e ben distinti. Gli basta poco, per farsi capire. Un gesto, una parola, un sogno, un'ambizione. Lo dicono e non si nascondono. Non hanno paura di cosa l'altro possa pensare, di come l'altro possa vederli. O forse hanno già calcolato tutto, ma la copertina è quella, e allora meglio immaginare che le manette e l'addio tutto d'un fiato, nascosto da lacrime di gioia, siano la fotografia di genio e sregolatezza duri a morire e rari da trovare. A Firenze è mancato questo, forse. Il metterci la faccia, lo scoprire anziché sparigliare le carte. Il fare chiarezza, tanto per usare un termine che ha regalato nausee e giramenti di testa a tutta la città. Però il teatrino di colpe e colpevoli ha già avuto i suoi commenti ed anche il suo tempo. E' l'ora di pensare al dopodomani.
Al domani pure. Ma quello ha un capitolo a parte, tutto dedicato a Cesare Prandelli. Dispiace e fa male che finisca tutto così. Impareremo, tutti, che l'Inghilterra è un'altra cosa, che di Ferguson ne nasce uno ogni cent'anni, e non in Italia. Con lui ci sarà una Nazionale diversa. Più umana, specchio di quel che Cesare è. Meno strafottente, meno invisa a chi si sente fuori dal giro dei convocati. L'Italia degli italiani. E non è poco, in tempi dove dividersi in bianco, nero e tutte le loro sfumature è moda quotidiana. Merita anche un grande addio, e non è particolare di poco conto. Perché chiudere un capitolo così dolce in un modo così amaro, con gli sguardi attoniti dei tifosi con il Siena e col Chievo, pensando che i messaggi d'affetto verso il Canada possano essere l'unico modo per salutarsi, non è da Firenze. Che difatti vuole salutarlo come merita, l'uomo Cesare, prima che l'allenatore Prandelli.
E poi il dopodomani. A proposito di nausee, anche la girandola di nomi non fa che alimentarle. Peccato per l'occasione mancata Allegri, poteva essere l'uomo e la faccia giusta. Potrebbe essere l'allenatore giusto Gasperini, di quelli magari non vincenti, ma se dobbiamo non farlo, allora facciamolo divertendoci. Però, di cuore, di petto, Gianfranco Zola è un nome che potrebbe risvegliare gli entusiasmi sopiti. In Inghilterra, dove ritirare numeri di maglia non è una moda ma quasi rito sacro, per motivi calcistici sono state cancellate dalle scelte future di qualsiasi giocatore due casacche. Il 6 di Bobby Moore al West Ham ed il 25 di Magic Box al Chelsea. Quel gol a Wembley con la maglia dell'Italia, poi, è magia del nostro calcio. Un pezzo di storia dimenticato troppo presto, relegato prima a secondo di un ct che ct non è ed esiliato poi in una nazione che l'ha capito, dove ha raggiunto una salvezza insperata. Magari non ha l'esperienza giusta, probabilmente il dopo-Prandelli è un fardello troppo pesante da gestire per chiunque, forse le nostre pressioni sono e saranno troppe anche per lui. Ma ha la faccia, lo spirito, la classe, le conoscenze tecnico-tattiche e l'intelligenza giusta per far bene a Firenze. Del dieci ha il genio, la sregolatezza e l'anima. Che poi, è quella perduta, che cerchiamo e che conta davvero.