ESPOSITO A FV, Che festa al nostro ritorno

11.05.2010 15:00 di  Stefano Borgi   vedi letture
Fonte: www.stefanoborgi.it
ESPOSITO A FV, Che festa al nostro ritorno
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

Era uno della famosa Fiorentina "ye-ye". Con lui Claudio Merlo, Luciano Chiarugi, Ugo Ferrante. Tutti ragazzini terribili, tirati su da "Beppone" Chiappella e portati al trionfo dal "petisso", Bruno Pesaola.
"Quella 68'-69' fu una stagione bellissima, iniziata quasi per gioco - confessa "Ciccio" Esposito. Io poi al tempo ero militare, e mi ricordo arrivai in ritiro il giovedì prima della partita d'esordio contro la Roma. Altri tempi... Comunque partimmo in sordina, eravamo ancora giovani, eravamo i prodotti della famosa Fiorentina "ye-ye". Perdemmo una sola volta, col Bologna in casa, e per assurdo quella sconfitta ci dette forza. Ricordo Pirovano, il nostro capitano non giocatore, che negli spogliatoi ci disse: "Che facciamo? Non possiamo continuare così. Vediamo di che panni ci vestiamo e facciamola vedere a tutti..." Da lì non perdemmo più e vincemmo il campionato."
Altri aneddoti gustosi? Si parla di una canzone portafortuna...
"Beh, quella era roba di Pesaola. La canzone era "Settembre" di Peppino Gagliardi. Non passava domenica che sul pullman non venisse suonata. Addirittura una volta prima di giocare a Brescia, il mister si era scordato il disco a casa.

Praticamente un dramma, e allora mandò uno di noi a comprarlo in un negozio... solo allora si dette pace."
E poi, l'11 maggio 1969 arrivò il 2-0 di Torino e la Fiorentina diventò campione d'Italia...
"Ricordo che il giorno prima andammo al cinema. Quando uscimmo ci dissero che il Milan aveva pareggiato col Napoli e che a noi bastava vincere il giorno dopo contro la Juve per diventare campioni. Quello ci dette la spinta decisiva. Facemmo una grande gara ed al nostro ritorno ricordo una grandissima festa. Ci aspettava tutta Firenze"
Esposito, napoletano di Torre Annunziata (classe 48'), è ormai figlio adottivo di Firenze dove tuttora risiede. La voce si "rompe" più volte nel ricordare un'impresa che ancora oggi è ammantata di leggenda, perchè anche a quei tempi non era facile vincere a Firenze.
"
Cosa aveva in più quella squadra?
"Eravamo anche bravi. Avevamo Amarildo campione del mondo, De Sisti campione d'Europa, e poi giocavamo tutti nelle varie rappresentative nazionali. Certo, eravamo anche incoscienti, spensierati, tranquilli e quella fu la nostra forza. Il resto lo fece la convinzione, la consapevolezza sempre crescente che arrivava dalle vittorie che si susseguivano, quasi senza accorgercene. Insomma, eravamo un bel gruppo e quella fu davvero un impresa".